La figura di papa Silverio dev'essere inquadrata nel periodo storico in cui visse. Teodosio, imperatore romano, con la divisione dell'impero tra i figli Arcadio e Onorio sanziono' definitivamente la separazione tra l'Occidente e l'Oriente. Mentre l'oriente continuo' a vivere una vita ricca di splendori come quella della Roma imperiale, l'Occidente ebbe un periodo molto travagliato per l'invasione continua di popoli d'oltralpe.
In questo trambusto Roma rimase il centro di quel Mondo sia per il suo passato e sia per l'istituzione del papato. Di questa situazione si erano resi conto e i Bizantini e i Barbari e ambedue, spesso, chiedevano l'intervento del papa per sanare situazioni e problemi. Tutti davano riconoscimento all'autorita' morale e al prestigio del successore di Pietro. Silverio, oriundo di Frosinone, figlio di papa Ormisda, suddiacono della Chiesa romana, fu eletto papa l'8 giugno del 536.Tra il papato di Ormisda e quello di Silverio intercorsero quattro papi. Ormisda e' da ritenere un papa eccellente. Egli si adopero' per raggiungere l'unita' della Chiesa, unita' che fu minata, specialmente in oriente, da una serie di scismi provocati da vari vescovi, spalleggiati da alcuni imperatori che si rifiutavano di riconoscere la sovranita' del pontefice di Roma. Scismi influenzati dalla nascita di nuove dottrine. Ormisda riusci' a tessere un'azione diplomatica con l'imperatore Giustino e con suo nipote Giustiniano, "condirettore", dell'impero d'Oriente. Opera non facile fu la sua anche perche' gli imperatori d'Oriente, e in modo particolare Giustiniano, tramavano per conquistare l'impero d'occidente cacciando i Goti e gli altri popoli barbari che ne avevano preso possesso. L'azione di Ormisda non si diresse soltanto in direzione Oriente, egli rivendico' i diritti del papato e la liberta' della Chiesa anche nei confronti di quei popoli che avevano occupato l'Italia e altre zone dell'Europa. I Goti, con Odoacre, avevano addirittura imposto, con una legge, che nessun papa poteva essere eletto senza l'approvazione del proprio re. Legge sempre contrastata dal clero di Roma. Fu proprio Ormisda a promuovere quella riforma morale all'interno del clero sancendo che i vescovi fossero eletti o nominati soltanto se meritevoli e capaci. L'opera di Ormisda fu cosi' meritevole tanto da far scrivere allo storico Falconi " che papa Ormisda riusci' a portare il vessillo del papato di Roma nella roccaforte avversaria, a pretendere e ottenere che gli si rendessero gli onori". A questa accademia di fede, di principi cristiani, di carita', di umilta' si era preparato e maturato Silverio che fu scelto, dal clero di Roma, alla morte di papa Agapito avvenuta a Costantinopoli il 22 aprile del 536.Alla elezione di papa Silverio contribui' anche la volonta' di Teodato, re dei Goti. Fu un'elezione contrastata e contestata da alcuni vescovi orientali pressati dalla volonta' contraria di Teodora, moglie di Giustiniano, imperatrice d'Oriente.Teodora, intelligente, astuta, furba oltre che bella, delicata ed aggraziata, era folle in amore e in vendetta. Ne' poteva essere diversamente. Se era insigne in un nobile sentimento lo stesso apogeo raggiungeva nelle sue azioni infami. La lotta indignata e spietata e l'ostinazione perfida e scellerata, di Teodora contro il papa Silverio furono ispirate dal diniego deciso ed assoluto da parte del papa di ripristinare nella sede episcopale di Bisanzio il vescovo Antimo deposto da papa Agapito perche' eretico. Ripristinare Agapito significava annullare le decisioni e le conclusioni del concilio di Calcedonia. Memore e forte di quanto aveva fatto il papa nel rimuovere tutti quei personaggi che avevano promosso gli scismi, Silverio non accetto' l'invito e le pressioni di Teodora di rimettere Antimo sul patriarcato di Costantinopoli. E resto' irremovibile anche di fronte alle pressioni di Belisario, valoroso e stimato generale di Giustiniano, che, spinto da Teodora, cerco' in tutti i modi, pur di non perdere i favori dell'imperatrice, di convincere il papa, pur sapendo che il reintegro del vescovo sarebbe stato un ingiustizia e un sopruso. La fermezza di Silverio fu un affronto terribile per Teodora che, non potendo con le buone, passo' alle cattive facendo entrare in gioco Antonina, la moglie di Belisario. Donna perfida e indegna sotto ogni aspetto, che con il suo fascino irresistibile dominava il marito. Antonina era legata mani e piedi alla sua imperatrice. Incomincio' a calunniare papa Silverio e con l'aiuto di false testimonianze diffuse la notizia di una presunta lettera che Silverio avrebbe scritto a Vitige, re dei Goti, nella quale gli prometteva la citta' facendolo entrare, con le sue truppe, per la porta nei pressi del Laterano. Accusa che Silverio riusci' a smontare facilmente. Antonina, resasi conto che il venticello della calunnia non erodeva minimamente la figura macigna del papa, passo' alle vie di fatto. Circui' il marito e lo costrinse a deporre, con la forza, Silverio dal trono di Pietro. Papa Silverio fu nuovamente convocato da Belisario e la malvagia e maligna Antonina lo rimprovero' aspramente accusandolo di aver congiurato contro l'imperatore di Costantinopoli. Nel infuocato colloquio, Silverio non ebbe il tempo e la possibilita' di ribattere alle ingiuste accuse perche' lo spogliarono degli abiti pontificali e lo fecero prigioniero. Al popolo e al clero fu annunciato che Silverio non era piu' papa e che al suo posto era stato insediato Vigilio. Perche' proprio Vigilio che era stato ripetutamente battuto in quattro elezioni precedenti? Perche' Vigilio, figura senza dirittura morale, si era reso disponibile ai perfidi voleri dell'imperatrice Teodora tanto da impegnarsi ad annullare le decisioni del concilio di Calcedonia. Egli, gia' candidato alla successione di papi precedenti a Silverio, non aveva potuto conseguire l'alta carica per l'opposizione del clero e del Senato. Silverio, strappato dal trono papale e vestito da monaco, fu deportato a Patara in Licia. Il vescovo del posto, mosso a compassione del misero stato in cui l'avevano ridotto, per non mancare ai doveri del suo ministero pastorale, si reco' a Costantinopoli e affrontando coraggiosamente l'imperatore Giustiniano gli prospetto' l'enorme abuso commesso dai suoi ministri contro la sacra persona del romano pontefice e lo sollecito' a porre immediato rimedio. Le parole del vescovo fecero breccia nella mente e nel cuore di Giustiniano che ordino' di riportare Silverio a Roma e che si riesaminasse la questione delle lettere che si dicevano da lui scritte. Se fosse risultato colpevole avrebbe dovuto occupare una qualsiasi sede episcopale; se invece fosse risultato che si trattava di falsificazione e di calunnie bisognava restituirlo alla sua sede e alla sua carica. Silverio non raggiunse mai Roma perche' la malvagia Teodora avverti' Vigilio di quanto stava avvenendo e Vigilio provvide a far dirottare Silverio verso l'isola di Ponza, in quel periodo sotto il dominio dell'impero d'Oriente. Quale isola? Ponza o Palmarola? Quasi tutti gli storici parlano di Ponza. Forse hanno usato il nome in forma collettivo come erano soliti fare gli scrittori latini intendendo con esso il gruppo delle Ponziane nel loro insieme. E' storicamente accertato che a Palmarola, in quel tempo, vi fosse gia' eretta una chiesa, dedicata alla "Beata madre di Dio e Vergine Maria", e che vi fossero "delle peschiere a mare". In sostanza, anche a Palmarola, come a Ponza e Zannone, si erano insediati i monaci. Non dimentichiamo che S. Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale, era contemporaneo di papa Silverio. Palmarola era l'Asinara di quel tempo. E di questo fece tesoro Vigilio, l'usurpatore, facendo dirottare, sempre con l'aiuto di Belisario e di Antonina, su Palmarola la "nave" che conduceva, dall'Oriente in Italia, Silverio per essere sottoposto alla revisione del "processo", secondo i voleri di Giustiniano. Ed e' questa la tesi che i ponzesi hanno, sempre, accettato. E lo dimostrano la sera del nove giugno, di ogni anno, quando si accalcano sulla spiaggia di S. Maria per attendere il vessillo di S. Silverio che, con una barca, arriva da Palmarola per affiggerlo, poi, sul portale della chiesa e dare inizio alla novena per i festeggiamenti religiosi e civili che si concludono il 20 giugno. L'11 novembre del 537 Silverio, per evitare che i contrasti generassero uno scisma, rinuncio' al soglio pontificio. In quell'isola di esilio, alle umiliazioni e agli stenti, si accumulo' la morte. Alcuni storici attestano che Silverio, dopo lunghe tribolazioni, mori' di fame. Procopio, storico, contemporaneo di Silverio e quasi sempre al seguito di Belisario nelle sue molteplici campagne, afferma che la morte di Silverio avvenne per mano di un certo Eugenio che, in modo violento, gli tolse la vita. Conoscendo Teodora e Antonina non c'e' da meravigliarsi di un loro efferato disegno. Nulla dice la storia del comportamento di Giustiniano dopo aver ordinato il processo d'appello a papa Silverio. Le spoglie di Silverio non furono mai trasferite a Roma come quelle di tutti gli altri papa morti in esilio o lontano da Roma. Forse anche in questo c'e' la mano delle "nobili" signore d'Oriente e del papa. Su questi fatti la Chiesa ha preferito stendere il velo del silenzio per non mettere in discussione l'origine e il lungo periodo del papato di Vigilio. Belisario fu cosciente di essere stato partecipe di un delitto storico del quale chiese perdono a Dio. Nella chiesa Santa Maria in Trevi, a Roma, e' conservata una lapide del VI secolo che era stata posta da Belisario sul frontale di una chiesa che egli aveva fatto costruire. Su di essa si legge questa iscrizione: Il patrizio Belisario, amico dell'Urbe, fece costruire questa chiesa per il perdono del suo peccato; e tu, che poni il piede in questo sacro luogo, prega spesso Dio che abbia pieta' di lui. Parla del "suo peccato". Uno, particolare, originale e non dei tanti che aveva commesso, nelle varie campagne, per assoggettare mezzo mondo al volere di Giustiniano. Silverio cesso' di vivere il 20 giugno del 538 e la Chiesa in quel giorno lo venera come santo. San Silverio e' il patrono di Ponza. L'isolano ha creato con questo Santo un rapporto di amicizia, di intimita' difficile da spiegare, difficile a credere. E questo rapporto cosi' familiare, che nasce spontaneamente, si diffonde in tutti quelli che vengono a trovarsi al suo cospetto. Basta recarsi, per averne conferma, sul faraglione di Palmarola, a Lui dedicato, dove i vecchi ponzesi hanno eretto una cappella votiva con una Sua Immagine. In questa cappella c'e' da anni un quadernone dove i visitatori appuntano le loro impressioni, le loro sensazioni, le loro emozioni. E' vero il luogo e' paradisiaco ma e' anche altrettanto vero che un'aria diversa, se non differente, si respira lassu'.