Alle ore 17 del 27 giugno 1857 un piccolo vapore attracca nel porto di Ponza. Si chiama "Cagliari", ne scendono pochi uomini guidati da un giovane. Un po’ la sorpresa, un po’ la determinazione dell'assalto, gli invasori hanno rapidamente ragione della piccola guarnigione locale. Si fanno consegnare le chiavi delle prigioni, dove si trovano i coatti, delinquenti comuni o sognatori irredentisti dell'unità d'Italia, e li liberano. Li invitano a seguirli in nome della patria che sognano. Il manipolo cattura le armi della guarnigione, poi, con 323 prigionieri liberati, risale sul "Cagliari", diretto verso la Calabria, per suscitare la rivolta antiborbonica. Ma mentre la nave inizia il suo viaggio verso sud, dal porto, col favore della notte, si stacca un gozzo con otto rematori, che punta su Gaeta. La guarnigione borbonica viene informata dell'accaduto poche ore dopo. Da quel momento si mette in moto il meccanismo che avrebbe portato Carlo Pisacane a morire con pochi altri, dei non molti che lo avevano seguito, sulle coste di Sapri, dove si concluse tragicamente l'ultima avventura romantica prima dell'unità d'Italia.