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Dalle fonti e documenti sulla storia di Ponza la data d'inizio della vera e propria colonizzazione dell'isola è fissata al 1768, quando Ferdinando IV di Borbone, succeduto a Carlo III, costruisce sul progetto "arcipelago Ponziano" una parte consistente di un piano più vasto di recupero sociale ed economico delle zone depresse ed abbandonate del Regno di Napoli, in linea con le analoghe esperienze di dispotismo illuminato degli altri stati europei. 


Qui interessa soprattutto mettere in luce, dell'intero progetto borbonico, le caratteristiche del piano urbanistico del paese di Ponza e quelli dei nuovi insediamenti come Le Forna. Come sappiamo il progetto di fondazione della nuova colonia fu affidato al Maggiore del Genio Antonio Winspeare, coadiuvato dall'ingegnere Francesco Carpi. Winspeare e Carpi, in realtà, ebbero funzioni ben più importanti di quelle meramente tecniche d'ingegneri militari. Dovevano anche essere agrimensori, occuparsi delle richieste dei sussidi governativi da parte dei coloni, dei danni provocati durante i lavori da cause di forza maggiore come mareggiate o terremoti e così via. Una funzione ambigua, in un rapporto non chiaro e spesso conflittuale con il Governatore Militare e con quello Amministrativo dell'isola. Il 6 gennaio 1771, in una lettera inedita inviata da Winspeare all'Intendente generale dei Reali Allodiali a Napoli, Salvatore Caruso, viene descritta la situazione di Ponza prima dell'inizio dei lavori di ristrutturazione del porto e di edificazione del paese. Da questa lunga relazione emerge la complessità dei problemi che Winspeare dovette affrontare durante il suo ventennale incarico. Il primo punto della lettera riguarda la situazione dei coloni e la suddivisione dei terreni, essenziale per il funzionamento economico della colonia. Per migliorare la situazione, Winspeare propone allora di aumentare la franchigia per i coloni da tre a dieci anni adeguandosi a quanto era già stato fatto in esperimenti paralleli a Sierra Morena e ad Ustica. Un'altra facilitazione richiesta da Winspeare per i coloni ponzesi riguarda il prezzo con cui vennero stimati i terreni prima della suddivisione, prezzo giudicato eccessivo, data la difficoltà di coltivare un territorio come quello di Ponza. La prima tappa della realizzazione del progetto di Winspeare fu la ristrutturazione del vecchio porto. Iniziata nel 1772, la ristrutturazione del nuovo porto progettata da Winspeare "sugli avanzi dell'antico porto greco - fenicio, modellato a ferro di cavallo col dorso risguardante a scirocco", risulta completata con la costruzione delle lanterne nel 1779.Il vero problema del porto consisteva però non tanto nella parte architettonica quanto in quella strettamente funzionale, della profondità dei fondali necessaria per potervi ospitare imbarcazioni di grandi dimensioni. Il problema del "cavamento del porto" si trascina per una ventina d'anni dall'inizio dei lavori. All'interno del porto, il molo venne utilizzato anche per ospitarvi i magazzini, in linea col criterio di conciliare funzionalità ed estetica alla base degli interventi progettuali del Winspeare. I magazzini sono ricavati sfruttando lo spessore del molo. Il risultato è un edificio sviluppato tutto in lunghezza, la cui superficie è vivacizzata dalla serie ritmica di porte centinate alternate a finestre quadrate ed a basse colonne tronche, tuttora visibili entro nicchie più o meno modificate secondo i casi. Un secondo edificio destinato a magazzini era stato originariamente collocato da Winspeare di sghembo rispetto alla rampa cordonata che sale al paese. Venne invece realizzato sullo stesso asse longitudinale del molo. Si tratta probabilmente dell'attuale Caserma dei Carabinieri: dell'architettura settecentesca è rimasto solo il loggiato ad arconi leggermente ribassati. Nel "piano dimostrativo" compare anche "l'Abitazione del Governatore", a pianta quadrata, situata nella zona detta "La Caletta". Oltre al progetto di Winspeare, vi sono due testimonianze di questo edificio perduto. La prima è quella di un anonimo francese che nel 1822 raccoglie in un "tableau topographique et historique" le sue impressioni su Ponza e le isole dell'arcipelago "….La casa del Governatore è all'inizio della lingua di terra…." La seconda è una testimonianza grafica: in un disegno del Mattej dal titolo "dietro alla caletta" è, infatti, possibile identificare nell'imponente costruzione quadrata in primo piano a destra il Palazzo del Governatore. Insieme al Palazzo del Governatore, l'altro importante edificio di destinazione civile del piano urbanistico di Winspeare è il "nuovo casamento, situato nella spiaggia del porto". Si tratta dell'attuale Palazzo del Comune, effettivamente realizzato nella stessa area stabilita dal progetto. Anche in questo caso viene ripresa l'idea, già adottata per i magazzini sul molo, di una costruzione a sviluppo orizzontale, a due piani, il primo dei quali costituito da un loggiato ad arconi, elemento, come abbiamo visto, già utilizzato nel secondo padiglione di magazzini. Al secondo piano, su un ballatoio dal quale è visibile l'imboccatura del porto, si aprono porte e finestre rettangolari. La tinteggiatura giallo chiaro della facciata era già indicata nel progetto. Nella realizzazione, invece, è stata aggiunta una cornice bianca che sottolinea i profili degli elementi architettonici, esempio, secondo Sacchi e Bresciani, del "gusto coloristico napoletano d'età borbonica". La torretta dell'orologio, che non compare nel progetto di Winspeare, non è visibile neppure nella documentazione grafica di Mattej né nelle descrizioni delle fonti ottocentesche. Si tratta evidentemente di un'aggiunta posteriore alla seconda metà dell'Ottocento, probabilmente riconducibile a quella necessità di "ritorno all'ordine" dei primi decenni del Novecento, come sembrerebbe confermare la necessità di sottolineare la simmetria dell'edificio, creando un centro - l'orologio - che spezzi la fuga delle arcate in basso. Nel progetto manca invece lo sviluppo longitudinale del "Nuovo Casamento", lungo tutto l'arco dell'insenatura del porto, così precisamente descritto dal Tricoli: "….Dei casamenti esterni, cioè la Palazzina segue l'incurvatura con due piani a lamie sopra una filza di 40 simmetrici magazzini larghi e lunghi, avendo 120 stanze di fronte accavallate…". Questo ampio emiciclo ritmato dagli arconi dei quaranta magazzini è tuttora uno degli aspetti più suggestivi e originali del disegno urbanistico di Ponza. Una soluzione scenografica e "moderna", traduzione mediterranea dell'uso del crescent nell'architettura e urbanistica in Inghilterra nella seconda metà del Settecento. Soluzione che sarà ripresa e sviluppata nell'ideazione del carcere di S. Stefano, dove l'emiciclo diventa il cerchio perfetto del panopticon. E' perciò molto probabile che anche in questo caso Francesco Carpi abbia completato il progetto iniziale di Winspeare, cominciando a sperimentare a Ponza idee che poi avrebbe messo in pratica a Ventotene durante i lavori dell'ergastolo. Dell'intero complesso detto "la Palazzina" è rimasto abbastanza integro l'aspetto del "nuovo casamento" (l'attuale Palazzo Comunale) già presente nel piano originale di Winspeare mentre la linearità della serie di case a schiera lungo l'emiciclo del porto, ancora ben visibile in un'incisione del Mattej del 1857, è oggi alterata da sopraelevazioni e aggiunte che contrastano con la geometria essenzialmente lineare del progetto settecentesco. "L'Abitazione del Governatore" (distrutta) e il "nuovo casamento" rappresentavano rispettivamente il potere politico amministrativo e quello militare dell'isola, poteri cui era affiancata la collaborazione tecnica e, talvolta, la supervisione del Maggiore del Genio Antonio Winspeare e dell'ingegnere Francesco Carpi. Le carte d'archivio documentano una corrispondenza fittissima fra Napoli e la nuova colonia dalla quale emergono i conflitti e le polemiche continue fra queste tre diverse competenze per conquistare la reale supremazia dell'isola. 
Per la nuova Chiesa di Ponza Winspeare adottò lo schema a pianta centrale con copertura a cupola ed annesso convento a pianta longitudinale. Lo schema architettonico della pianta e la facciata, composta da un pronao a quattro colonne chiuse superiormente da un timpano triangolare, costituiscono l'estrema semplificazione formale dell'idea neoclassica del tempio antico. Winspeare adoperò la stessa soluzione sia a Ponza sia a Ventotene, dove lo stesso tipo di facciata venne però adattato per una chiesa a pianta longitudinale. Identico è comunque nei due casi il criterio di base: un uso sapiente degli stilemi neoclassici per dare un'aura colta e aggiornata alle più moderne tendenze della cultura artistica di quegli anni anche alla modesta chiesa parrocchiale di un'isola sperduta e in via di popolamento. Le tinteggiature indicate nelle due piante di Winspeare - giallo paglierino e rosa - sono rimasti per due secoli i colori dominanti degli edifici di Ponza e Ventotene, almeno fino al recente avvento delle vernici al quarzo. L'aspetto originale della chiesa è oggi ricostruibile da un'incisione del Mattej del 1857, nella quale si può notare, sul fianco destro dell'edificio "…una torricella per l'orologio, costrutta di pianta in semplici ma euritmiche proporzioni e severità di forme, ma senza essere priva di gusto, ed anche di bellezza…".Del campanile con l'orologio oggi non resta nulla, forse, un frammento architettonico accanto alla cupola. Sia il progetto di Winspeare che la veduta di cinquant'anni più tardi del Mattej mettono in luce, inoltre, il ruolo dominante della chiesa nel piano urbanistico di Ponza porto, immediatamente visibile a chi sbarcasse sull'isola, in cima alla rampa d'accesso al paese di fronte alla Palazzina: le due sedi del potere religioso e civile - militare. Una moderna costruzione a tre piani con decorazioni di gusto genericamente "decò" impedisce oggi questa prospettiva diretta sulla "magnifica e rotonda Chiesa Parrocchiale" (Tricoli), alterando completamente l'originale disegno di Winspeare. 
Nel 1940 il parroco di Ponza, don Luigi Dies, decise di ampliare la chiesa trasformandone l'originaria pianta centrale in pianta longitudinale. Venne così ridotta la scalinata d'ingresso e chiuso il pronao. Dal libro dello stesso Dies su Ponza e dalle fonti orali sappiamo che nell'impresa venne coinvolto tutto il paese: donne e uomini aiutarono gratis a trasportare da Bagno Vecchio le pietre destinate all'ampliamento, pittori di Ponza e "forestieri" si occuparono della decorazione pittorica delle pareti interne seguendo le precise istruzioni iconografiche del parroco Dies. Oltre alla SS. Trinità sull'altare maggiore e ai santi titolari della chiesa e patroni dell'isola Silverio e Domitilla, vennero raffigurati episodi della storia sacra, santi martiri e pontefici che avessero avuto un particolare collegamento con Ponza. Non solo, vennero anche chieste in prestito alla Soprintendenza di Roma l'Adorazione dei pastori di Antonio Greccolini e la Natività della Vergine di Michelangelo Cerruti, passate dalla distrutta chiesa romana di S. Venanzo alla Galleria Nazionale d'arte antica a Palazzo Barberini e diventate infine un ulteriore abbellimento della rinnovata parrocchia di Ponza. Prima dell'intervento di Dies l'interno della chiesa della SS. Trinità era quasi spoglio a parte la presenza delle statue di S. Silverio e della Vergine, già segnalate dal Tricoli ai lati di una pala dell'altare raffigurante la Trinità (oggi sulla controfacciata).Annesso alla chiesa e costruito negli stessi anni è l'edificio a pianta longitudinale del convento, costituito da un lungo corridoio sul quale si aprono una serie di piccole celle. Vi alloggiarono nei primi vent'anni della fondazioni della colonia i padri Cappuccini. In seguito, visti i continui problemi creati nella nuova colonia dalla litigiosità, prepotenza ed anche licenziosità dei frati, si decise di sostituirli con il clero secolare nel 1793. Prima di lasciare definitivamente l'isola, i Cappuccini vendettero tutti gli utensili dati loro dalla Cassa Allodiale, lasciando ai successori "…solo pochi piatti e una coperta inservibile…".Nel "Piano dimostrativo" di Winspeare non compare invece, fra le "nuove fabbriche", l'edificio collocato sul retro della Palazzina, il cui perimetro è però tracciato nella pianta con le indicazioni per la costruzione di un pozzo. Si tratta dell'area dove poi venne realizzato l'ex Bagno Penale, che è attualmente la scuola di Ponza. 
Assieme alla Chiesa e alla Palazzina, il terzo luogo importante in una razionale pianificazione della vita della nuova colonia era il cimitero, che venne collocato sul promontorio detto "della Madonna", separato, a Ponza come a Ventotene, dal centro abitato. All'inizio della fondazione della colonia non venne progettata una costruzione vera e propria per il cimitero, ma si adattò a quell'uso la preesistente cappella della Madonna della Salvazione, "tempietto situato sopra i Bagni di Pilato…", già ricordato dal Pacichelli nel 1685 e segnalato nelle piante dell'isola come l'unico luogo di culto per i temporanei abitatori di Ponza durante i due secoli del dominio farnesiano. Nel corso dei vent'anni dall'inizio della fondazione della colonia, però, a causa del progressivo popolamento dell'isola, lo spazio destinato al seppellimento dei morti diventò insufficiente. Si era inoltre consolidata una struttura sociale divisa fra autorità militari, religiose e civili da una parte, coloni e forzati inviati come mano d'opera per la costruzione del nuovo paese dall'altra. Questo fatto fece col tempo nascere l'esigenza di sepolture differenziate a seconda dei vari gradi sociali. 

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